mercoledì 30 marzo 2011

A proposito di futuro. L'expo che non esiste

Ieri su Repubblica a pagina 47 si fa il punto della situazione di quello che si è fatto a Milano in vista dell'Expo, l'esposizione internazionale che si terrà nel 2015.



Tre anni. Millenovantadue giorni. Ventiseimilatrecento ore. Milano vuole organizzare una grande festa internazionale: convoca 130 Paesi, manda 20 milioni di inviti, programma di investire 1.750 milioni (più annessi e connessi). Ma tanto tempo non è bastato neppure per acquisire la disponibilità dei terreni su cui tenere l´evento, ricevere le delegazioni dei Paesi ospiti, accogliere i visitatori. Chiunque abbia organizzato perlomeno una festa di compleanno per i propri figli sa che prima di spedire i cartoncini d´invito dev´essersi assicurata l´agibilità del locale dove piazzare il buffet e far esibire clown e musicanti. Milano no.
Ha messo in piedi il progetto per l´Expo 2015, si è aggiudicata la vittoria – esattamente tre anni orsono, il 31 marzo 2008 a Parigi – nella sfida a due con la turca Smirne, ma ancora oggi non ha alcuna certezza sulle aree – quelle adiacenti la Fiera di Rho-Pero – su cui intende svolgere la manifestazione.
Perché quelle aree, qualcosa più di 1 milione di metri quadrati di terreni incolti, accatastati come agricoli, sono per oltre metà (520mila metri quadrati) di proprietà della Fondazione Fiera di Milano, per un quarto (260mila metri quadrati) del gruppo Cabassi e solo per la parte rimanente di proprietà pubblica: Poste Italiane e i Comuni di Milano e di Rho. E i terreni non sono l´unica cosa che manca. Mancano i soldi, e tanti. Di quei 1.746 milioni necessari per allestire il sito (molte altre centinaia di milioni sono previste per le infrastrutture e altri 1.280 milioni per l´organizzazione dell´evento), quasi metà (833 milioni) toccano al governo. E anche se Giulio Tremonti apre i rubinetti sempre malvolentieri, l´amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, è sicuro che da quel fronte non arriveranno problemi insormontabili. Ce ne sono e soprattutto ce ne saranno sul fronte degli enti locali: Comune e Regione devono mettere 218 milioni a testa, la Provincia e la Camera di Commercio 109 ciascuna.

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